In latino esiste un'unica forma di aggettivo possessivo per la terza persona, sia singolare che plurale: suus, sua, suum. L'italiano, invece, utilizza forme diverse per il singolare ("suo", "proprio") e per il plurale ("loro"). Inoltre, il possessivo latino ha sempre valore riflessivo, ovvero si riferisce soltanto al soggetto della frase in cui si trova.
Attenzione! Esistono anche i pronomi is, ea, id, il cui genitivo singolare (complemento di specificazione singolare) è eius ("di lui/di lei" = "suo")e il cui genitivo plurale (complemento di specificazione plurale) è eorum/earum ("di loro" = "loro")! Dunque, per evitare di confonderli, tradurremo il singolare di suus, sua, suum come "proprio" e il plurale come "propri". Is, ea, id lo tradurremo, al singolare, come "suo" e, al plurale, come "loro".
Facciamo degli esempi:
Puer calamum suum amico praestat.
Il ragazzo presta il proprio calamo all'amico.
Il soggetto (Puer) è singolare, la traduzione del possessivo è immediata: suus si traduce con "proprio". Non lo tradurremo, donde evitare confusioni, con "suo".
Avari ob metum divitias suas saepe abdunt.
Gli avari, a causa della paura, spesso nascondono le proprie ricchezze.
Il soggetto (Avari) è plurale, la traduzione del possessivo è altrettanto immediata: suus si traduce con "proprie". Non lo tradurremo, donde evitare confusioni, con "loro".
Attenzione! Quando il possessivo è riferito a un termine diverso dal soggetto, si utilizza il genitivo del pronome is, ea, id (che tradurremo come "suo" o "loro"):
Puer calamum suum amico praestat, quia calamus eius fractus est.
Il ragazzo presta il proprio calamo all'amico, perché il suo calamo si è spezzato.